Assedio di Stepanakert

Assedio di Stepanakert
parte della prima guerra del Nagorno Karabakh
Il carro armato T-72 restaurato di Gagik Avsharyan per commemorare la cattura di Shusha e la fine dell'assedio di Stepankert
Datanovembre 1991[1] - 9 maggio 1992[2][3]
LuogoStepanakert, Azerbaigian (de jure)
Nagorno Karabakh (de facto)
EsitoVittoria armena
Schieramenti
Perdite
169 morti (ottobre 1991 – aprile 1992; secondo il ministro degli Interni del NKR citato da Human Rights Watch)[4]Sconosciute
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L'assedio di Stepanakert iniziò alla fine del 1991, durante la prima guerra del Nagorno Karabakh, a Stepanakert, la più grande città del Nagorno Karabakh, quando le forze azere assediarono la città. Fino al maggio 1992, la città e la sua popolazione armena furono l'obiettivo di una campagna di bombardamenti durata mesi da parte dell'Azerbaigian.[5] Il bombardamento di Stepanakert e delle città e dei villaggi armeni adiacenti, avvenuto in condizioni di blocco totale da parte dell'Azerbaigian, causò distruzioni estese e molte vittime civili.[6][7]

Human Rights Watch riferì che le principali basi utilizzate dalle forze armate azere per il bombardamento di Stepanakert includevano le città di Khojaly e Shusha. Le forze azere utilizzarono armi come i sistemi missilistici a lancio multiplo BM-21 Grad. I bombardamenti indiscriminati, gli spari dei cecchini e gli attacchi aerei uccisero o mutilarono centinaia di civili e distrussero case, ospedali e altri edifici che non erano obiettivi militari legittimi e che generalmente terrorizzarono la popolazione civile.[8] A seguito dell'offensiva lanciata dall'Azerbaigian sul Nagorno Karabakh, più di 40.000 persone divennero rifugiati e decine di villaggi furono bruciati e distrutti.[9]

Secondo il Memorial Human Rights Center, le aree residenziali di Stepanakert e Shusha furono regolarmente bombardate con l'uso di artiglieria e lanciarazzi. Ci furono maggiori distruzioni e vittime a Stepanakert rispetto a Shusha, il che potrebbe essere spiegato dalla posizione in pianura di Stepanakert e dall'intensità molto più alta dei bombardamenti da Shusha a causa della cattura da parte dell'Azerbaigian dei depositi sovietici ad Ağdam e in altri luoghi con più di 11.000 carri pieni di razzi, compresi quelli per BM-21 MLRS.[10][11]

L'assedio della città si fermò solo dopo la conquista di Shusha da parte delle forze armene l'8-9 maggio 1992.[1][12]

  1. ^ a b Howard Witt, Besieged Armenians Live In Daze, su articles.chicagotribune.com, Chicago Tribune, 31 maggio 1992 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2014).
  2. ^ Taylor & Francis, The Europa world year book, 45ª ed., Europa, 2004, pp. 554-555, ISBN 1-85743-253-3, OCLC 55795909.
  3. ^ Eastern Europe, Russia and Central Asia 2003., Europa, 2002, p. 130, ISBN 1-85743-137-5, OCLC 50715500.
  4. ^ Denber, Rachel, Bloodshed in the Caucasus: Indiscriminate Bombing and Shelling by Azerbaijani Forces in Nagorno Karabakh (PDF), su hrw.org, Human Rights Watch/Helsinki, luglio 1993, pp. 5, 11.
  5. ^ (EN) Human Rights and Democratization in the Newly Independent States of the Former Soviet Union, vol. 85, United States Congress Commission on Security and Cooperation in Europe, 1993, p. 125.
  6. ^ The Daily Telegraph, "Azeri jets bomb capital of enclave" – August 23, 1992
  7. ^ Helsinki Watch, Bloodshed in the Caucasus : escalation of the armed conflict in Nagorno Karabakh., Helsinki Watch, a division of Human Rights Watch, 1992, p. 32, ISBN 1-56432-081-2, OCLC 27428446.
  8. ^ Human Rights Watch World Report – The Former Soviet Union, su hrw.org.
  9. ^ Bloodshed in the Caucasus: escalation of the armed conflict in Nagorno Karabakh. 1992, pp. 12; 34.
  10. ^ (RU) Rapporto del Memorial Human Rights center, su memo.ru (archiviato dall'url originale il 22 giugno 2014).
  11. ^ (RU) Группа Российских Войск в Закавказье, su waronline.org (archiviato dall'url originale il 13 giugno 2010).
  12. ^ Thomas Ambrosio, Irredentism: ethnic conflict and international politics, p. 148.


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